Il punto di vista dei cristiani sulla disabilità non è più e non deve più essere il pietismo e il mero assistenzialismo, ma la consapevolezza che la fragilità, assunta con responsabilità e solidarietà, è una risorsa per tutto il corpo sociale e per la comunità ecclesiale.
[… possono giocare da protagonisti anche i non vedenti e gli ipovedenti ben formati “nei principi etici e nella coscienza civica”, in prima linea “per costruire comunità inclusive, dove ciascuno possa partecipare senza vergognarsi dei propri limiti e delle proprie fragilità, cooperando con gli altri per completarsi e sostenersi a vicenda”.
E tutti abbiamo bisogno uno dell’altro, non solo le persone con problemi di fragilità fisiche, ma anche tutti noi abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri per andare avanti nella vita, perché tutti siamo deboli nel cuore, tutti.
In un secolo di vita il vostro lavoro, conclude il Papa, nel tutelare i diritti delle persone con disabilità visiva ha “cooperato alla crescita civile del Paese” e la società italiana “ha bisogno di speranza, e questa viene soprattutto dalla testimonianza di persone che, nella propria condizione di fragilità, non si chiudono, non si piangono addosso, ma si impegnano insieme agli altri per migliorare le cose”. (tratto da vaticannews.va/it 14/12/2022)
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